Gioia infinita. Ho conquistato Capo Nord!

Se sto sognando, datemi un pizzicotto! Ho conquistato Capo Nord.

Ce l’ho fatta. E non mi sembra ancora vero. Di quello che è accaduto ieri ho la mente talmente piena di emozioni che stento a ricordare tutto ciò che è successo.

Pochi passi dopo l’arrivo, mi sono inginocchiata e ho baciato questa terra così magica e speciale. Un gesto quasi istintivo, un gesto che anelava a qualcosa di più profondo. Una volontà di fusione totale tra me e questa terra che mi ha toccato nella più profonda intimità. Poi un pianto a dirotto. Prima da sola, poi abbracciando tutto il mio team. E la mia Ceci. E infine le foto di rito sotto la Globo di metallo, trecento sette metri a strapiombo sul Mare glaciale artico.

71° 10′ 21″ di latitudine nord ed a 25° 47′ 04″ di longitudine est. Le coordinate del mio successo. 

Qualche ora prima, l’ultima tappa era iniziata così come avevo finito le altre. Indumenti pesanti addosso a coprirmi dal freddo e dalla pioggia, occhiali tecnici per proteggermi dal vento che sferzava. Con addosso un misto di eccitazione e concentrazione, ho affrontato le lunghe strisce di asfalto in salita dell’ultima tappa, completamente in silenzio. Tanta era la paura dell’imprevisto. Le mie energie erano concentrate sul mio respiro, sulle mie gambe e sull’allontanare dalla mia testa i dolori che attanagliavano tutto il mio corpo.

E più pensavo ai kilometri che mancavano, più la strada continuava a salire.

Gli unici momenti di distrazione li avevo quando il mio team mi affiancava chiedendomi come stavo, come andavano le gambe, mettendo lungo il percorso qualche canzone sparata a tutto volume nel silenzio del Nord. Quando la salita si faceva più aspra, mi mettevo a camminare per bere un pò di sali e mangiare qualcosa. Guardandomi indietro, lo sguardo si perdeva su strade che sembrano impossibili e sulle quali avevo corso fino a pochi metri prima. Davanti a me panorami strepitosi, a caricarmi di forza e adrenalina. Ogni tanto lungo la salita venivo affiancata da ciclisti che in solitaria affrontavano la loro sfida personale. “You are amazing” mi ha urlato una signora dalle gote rossissime dal freddo e dallo sforzo, che affrontava la salita sulla sua mountainbike con fatica ma senza mai perdere il sorriso. Ho anche incontrato un uomo italiano che su un vecchio velocipede è partito dalla Sicilia quattro mesi fa per arrivare fino a qui, fino a Capo Nord. Pazzesco.

Pazzesco quello che sono riuscita a fare.

Per me, per chi ha creduto in me. La mia famiglia, il mio team, gli sponsor e tutti quelli che hanno incastrato anche un solo tassello di questo puzzle incredibile. E per il messaggio che ho voluto portare con la mia In Extremis. Siamo davvero ad un punto di non ritorno per la nostra Terra. E solo ammirando la maestosità di questa natura così incredibile e ancora incontaminata, solo scoprendo una fauna mai vista prima, ci si rende conto di quanto importante sia il nostro comportamento nei confronti di madre natura. E’ quindi necessaria un’etica della responsabilità personale che si preoccupi dell’avvenire della terra e di qualsiasi specie che la abita. Hans Jonas l’ha così formulata: «Agisci in modo che le conseguenze della tua  azione siano compatibili con la permanenza di un’autentica vita umana sulla terra»

Grazie Norvegia! Resterai uno dei momenti più incredibili della mia vita.

 

 

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