La mia giornata tipo

In tutto questo traffico di imprevedibili avvenimenti che è la vita, non è mai semplice trovare dei momenti su cui puoi fare ciecamente affidamento. 

Si va sempre alla ricerca di quel qualcosa in più, della situazione più complessa e intrigante da poter condividere con gli altri, ma non si trova mai il tempo per raccontare come si svolge la gran parte della vita di tutti i giorni.

Ci sono quelle abitudini che fanno parte del tuo modo di essere e che ti aiutano a bilanciare gli effetti di un’imprevedibile giornata lavorativa. Inconsapevolmente gettiamo, nella nostra routine, delle ancore a cui aggrapparci nei momenti più destabilizzanti, quando si inizia a dubitare della realtà che ci circonda e abbiamo bisogno di tornare con la testa, ma soprattutto con lo spirito, nel mondo vero; il mondo del caffè al mattino, del profumo delle lenzuola sistemate a dovere e del caos controllato di una casa, la mia, popolata da cinque persone molto impegnate. 

Una di queste abitudini per me è la corsa. Mi sveglio all’alba e so che l’ingranaggio del mondo non si è ancora completamente messo in moto, ecco allora che si presenta una delle poche finestre libere della mia giornata: mi vesto con uno dei miei innumerevoli completini, infilo le scarpe e con passo felpato esco di casa per lanciarmi nel mio allenamento mattutino. 

Nei giorni d’autunno, quando il sole fatica a sorgere, c’è una luce anemica che accompagna l’aria frizzante e le foglie ingiallite che cadono dagli alberi pronte a formare un soffice letto, che divide la suola della mia scarpa dal cemento della strada. I gesti che si ripetono, la falcata che viene liberata dopo i primi chilometri dove le gambe sono ancora intorpidite dalla notte appena conclusa, la doccia calda che ristabilisce il contatto con il mondo e la sveglia dei ragazzi che risuona dalle loro stanze. 

Come un punto alla fine di una frase, alle 7.30 di mattina c’è la macchina con la mia figlia più piccola, Caterina, e la sua amica, le quali rallegrano subito la mia giornata facendomi imparare un infinità di cose sul mondo delle app, ma soprattutto trasmettendomi la loro positività e la loro carica. 

Il pomeriggio, dopo le riunioni di lavoro e la registrazione della puntata in radio, mi dedico alle attività sportive dei miei figli e alle loro esigenze. La macchina è la protagonista di questi momenti, perché Milano è vasta e non abitando in centro non ne posso fare a meno per raggiungere le loro mete.  

Piccoli frammenti della giornata che ormai sono fissati nel tempo, come se fossero cristallizzati in una linea temporale disconnessa che viene collegata da delle cuciture precise e puntuali, le quali non mancano mai all’appello. 

È notte e la luce emanata dalla lampadina del comodino mi accompagna nell’ultimo tratto della mia giornata. Un momento di quiete che si colloca alla fine di un capitolo della trama della mia vita.

Come un pittore autografa le proprie opere con un autografo in basso a destra, io firmo le mie giornate con le mie abitudini create, modellate, volute per ritornare alla normalità dopo momenti di ordinaria straordinarietà di una donna, di una runner, di una mamma. 

A presto,

Ivy

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