Run Everesting: un’impresa in salita

Uno degli ultimi tornanti prima dell’arrivo presso il Lago di Cancano.

Eccomi qui. Dopo tanto tempo torno a scrivere sul mio blog. Tante cose sono accadute dall’ultima volta che ci siamo sentiti; tanto lavoro, tanta dedizione e impegno, sempre con la stessa carica.

Eppure, ora che la Run Everesting – la mia ultima impresa – si è conclusa, sento la necessità di riviverla, perchè più sto ferma e più i ricordi assalgono la mia mente, sovraccaricano il mio corpo di emozioni e le gambe iniziano a fremere. Questo è il segnale che devo condividere con voi almeno qualche frammento delle giornate vissute durante questa intensa nuova impresa.

 

Mercoledì 11 settembre.

Ore 17:00, tutto è pronto per la partenza della Run Everesting. Cortina non ha tradito le attese e in Corso Italia c’è molta gente alla partenza. La temperatura sta scendendo, ma i tanti bambini accorsi insieme ad un nutrito gruppo di runner rendono l’atmosfera calda, serena, familiare e questo mi permette di sciogliere la tensione che irradia i miei muscoli sin dalle prime ore del mattino. Sto per partire per la mia sesta impresa, un’altro sogno che posso e devo realizzare, perchè lo devo a chi mi ha permesso di arrivare fino a qui, alla mia famiglia, ma soprattutto a me stessa. Ci siamo: si parte!
Il Passo Tre Croci è il primo ostacolo. Sono carica come una molla e parto forte. L’adrenalina mi permette di affrontare la prima salita con un ritmo importante, ma subito il mio Coach – Fabio – mi richiama alla gestione delle forze. Davanti a me, dopo questa, ho ancora dieci salite e l’energia va gestita. Le emozioni mi trascinano in una trance agonistica a cui devo fare attenzione, perchè un’impresa di questo tipo va razionalizzata; nonostante i test il mio corpo potrebbe reagire con modalità inaspettate. 

Arriva la notte e con essa l’umidità si alza e la temperatura scende. Sbalzi climatici che fanno male alla mia spalla destra e ciò significa lavoro extra per la Maddy, la quale tenta in tutti i modi di alleviare il dolore dell’articolazione, che continua a ripresentarsi ogni 2-3 km. 

Cerco di pensare ad altro per distrarmi dal passo del Falzarego…18 km di salita, quindi quanti passi compirò nel percorrere questa tappa? Mmh vediamo…

 

Inizio a dare i numeri, in senso letterale e non metaforico, mentre sento la musica della mia playlist che arriva dal camper e allora dico di alzare un pò il volume a Marco. Nel frattempo, Luca mi segue in bici cercando di tenere controllata la mia idratazione e aggiornandomi sul percorso rimanente.

“Siamo solo noi” dice Vasco, e mai frase credo sia più azzeccata per descrivere questa salita: solo il motore del Camper ora compone lo spartito sonoro, sono padrona della notte e conquistatrice del passo del Falzarego.  

Prima tappa completata con anticipo, mi sono guadagnata qualche ora di riposo. Domani si riparte. 

Giovedì 12 settembre,

Ore 8:00, la notte non ho dormito granché, l’adrenalina dopo lo sforzo era alle stelle e non è stato semplice tenerla a bada. Sono pronta a partire.

Oggi devo affrontare due salite toste: Passo Pordoi e Passo Sella sono due belle gatte da pelare.

La sensazione è quella di un’inedita apparente freschezza nelle gambe ed un passo che procede spedito, ma più vado avanti e più il respiro si intensifica e il diaframma grida di dolore ad ogni metro che faccio.

Le soste diventano più frequenti e la mia spalla destra ormai ha deciso di essere più odiosa della sveglia del lunedì mattina.

Ho bisogno di bere con frequenza e idratarmi, di giorno si sfiorano i 30 gradi e l’intensità delle salite si fa sempre più insidiosa. 
La testa inizia però a perdere la concentrazione sulla corsa, perchè in mattinata ho lasciato che una situazione organizzativa mi influenzasse direttamente e solo ora mi rendo conto che ho commesso un errore. Devo riconcentrarmi solo sulla corsa. 

Io resisto, ho un obiettivo, devo concludere quest’impresa, a cui ho lavorato tanto, quindi per arrivare al traguardo devo pormi dei micro-obiettivi e premiare il mio corpo per sopperire ai cali di tensione mentale. 
Il Passo dello Stelvio è chiuso, ufficiale. Bisogna recuperare in giornata una salita e cambiare percorso per accumulare dislivello; il nuovo arrivo è fissato ai laghi di Cancano.

Ore 19:30, parte la scalata imprevista al Passo del Tonale. La testa è concentrata, il fisico inizia a dare segnali di cedimento, ma io vado avanti. Porto al limite l’intensità del mio diaframma e lo stress inizia ad incidere a pochi chilometri dalla fine della salita. 

Sono le 21 e ho solo bisogno di sentire la mia famiglia. Decido di chiamare prima Marc e poi i miei tre splendidi figli: “Ciao Mamma, non mollare, forza!”. A volte bastano poche parole dette dalle persone giuste per poter scalare anche la più alta delle montagne.

Arrivo a fine tappa stremata, devo riposare. 

Venerdì 13 settembre. 

Si parte sempre di buon mattino, il tempo è formidabile e ci regala dei paesaggi mozzafiato. 
Oggi il passo del Mortirolo sarà il primo grande scoglio da superare poi, dopo la salita del lago di Poschiavo e lo scollamento in Svizzera, sarà l’ora del lunghissimo Passo Forcola.

Il Mortirolo è suggestivo, si respira la storia del ciclismo, ma io devo farlo di corsa e quindi posso scrivere la mia storia, vivere le mie emozioni che come un’onda anomala fanno scomparire il peso di questo passo. 

Oggi la giornata è calda, troppo. I sali diventano la mia bevanda preferita, anche se inizio a sentire la mancanza di un buon mezzo litro di birra, ma ci sarà tempo anche per quello, ora devo pensare a fare un passo e poi un altro e un altro ancora. 

Pomeriggio inoltrato, l’ombra copre i tornanti del passo Forcola ed io mi incupisco insieme al gruppo di nuvole che ha cancellato il sole di questi due giorni e mezzo.

La sosta si sta prolungando, devo reagire, ma vedo nero. Blackout. Serve una scossa per far reagire il sistema. Il rumore di un veicolo che si ferma, la porta del Camper che si apre e la luce dei miei figli che irradia il mio umore, l’affetto di mio marito. Sono arrivati per darmi l’ultima spinta che mi serve per raggiungere il mio obiettivo e realizzare il mio sogno. 

Nonostante le difficoltà arrivo in cima al Passo Forcola. 

A cena, tutti insieme, staff, famiglia e amici, che mi hanno raggiunto, sorridono ed hanno il viso più rilassato, in cuor nostro sappiamo che la parte più complicata è stata superata.

Sabato 14 settembre. 

L’arrivo è fissato in cima, al Lago di Cancano. Alla partenza ci sono le ragazze di Run4, che mi seguiranno durante questa ultima salita. 

Un’onda rosa si getta sul passo, gli ultimi 8,5 chilometri del mio viaggio sono iniziati. 

Il passo è fluido, il respiro intenso, la mente concentrata. Esco dall’ultima galleria e un boato mi accoglie. Sono gli ultimi duecento metri e inizio a distendere la falcata, mentre osservo le Torri di Fraele stagliarsi di fronte ad un panorama incredibile. Anche oggi il sole ha benedetto la giornata. 

Mi fermo e un vortice di abbracci, baci e affetto mi avvolge. Incredula, rispondo con un sorriso tirato nel fisico, ma disteso nel pensiero. Un altro sogno voluto, cercato, realizzato. 

Adesso mi sento meglio, spero di avervi fatto provare almeno un pizzico di quelle emozioni che ho vissuto durante questi tre giorni irripetibili. 

Vi abbraccio forte.

A presto,

Ivy

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