La vita senza tregua di una mamma

Ci sono quei periodi dell’anno in cui mi sento letteralmente cappottata dal flusso ininterrotto di impegni lavorativi e familiari che si sommano agli sbalzi di temperatura di questo periodo, i quali sono paragonabili alla mia routine, dove il caos sembra prendere il sopravvento sul mio ordine psico-fisco. 

Corro e lavoro, ma rimango sempre una mamma e non posso dimenticarlo. Questo ruolo non può essere messo da parte, perchè noi mamme rappresentiamo il pilastro fondante della famiglia e il nostro dovere ci impone di rispondere presente. Ecco, è forse questo tipo di convinzione che riesce a darmi la forza di non mollare nulla, di non lasciare che il puzzle rimanga incompleto. Tra un allenamento e una riunione cerco di normalizzare questa ondata di impegni senza lasciare indietro i miei figli e le loro esigenze quotidiane, che vanno dai loro allenamenti alle loro passioni fino ad arrivare a spendere quel che resta del mio tempo e delle mie forze in quei piccoli momenti che solo la famiglia ti può regalare. 

Prendiamo per esempio la domenica appena passata. Torno a casa, dopo 34 chilometri di allenamento nel parco di Monza e il divano rappresenta una grossa tentazione, ma, come vedrete, rimarrà solo un lontano miraggio. Si, perchè essere mamma significa aver installato nel proprio software il comando “Tocca a me. Sempre”. Non si tratta di una lamentela, ma di un istinto quasi primordiale, che mi porta ad essere consapevole del fatto che tutte le esigenze della famiglia passano dalla mia memoria interna che, a questo punto, credo abbia una capacità superiore a 3 terabyte. 

Domenica: ognuno è rintanato nelle proprie stanze ed io, nel frattempo, devo fare i letti, sistemare il bucato, ricordarmi di andare a prendere quel quaderno che serve per la scuola a Caterina, fare la spesa perchè mancano i biscotti per la colazione e chi più ne ha più ne metta. Si tratta di uno stato di attività continua, sia fisica che mentale, la quale fondamentalmente distingue la categoria di noi donne da quella degli uomini. Mio marito, fortunatamente, mi aiuta in alcune faccende domestiche, ma siamo sempre al punto di prima; l’attitudine della donna è sempre più precisa di quella dell’uomo. Quest’ultimo, generalmente, non pensa nell’immediato a quelle sfumature che vanno  comporre la tavolozza di colori presente nel quadro familiare. Perciò, si finisce sempre ad affidarsi a quella divina provvidenza chiamata donna, mamma, moglie. 

La somma di tutti questi impegni finisce per farmi considerare il divano un oggetto mistico e, vi confesso, che a volte sono portata a dubitare della sua esistenza. Nonostante ciò, esistono anche quei piccoli momenti in cui puoi stare insieme a tutta la famiglia e puoi finalmente tornare alla realtà pensando: “Bene, non sono impazzita, il divano esiste davvero”. 

In tutta questa situazione, in cui il mio ritratto di mamma ne esce appesantito dalle mille e una cose da fare per portare avanti le esigenze della famiglia, non poteva che presentarsi, puntuale come una crisi di carboidrati al trentaduesimo chilometro di una maratona, la maledetta influenza di inizio inverno. 

Eppur si muove, direbbe Galileo; poiché, nonostante ciò, io non mollo e continuo ad allenarmi con forza in vista della maratona di Firenze. Dopotutto, Correre è la riposta.

Un abbraccio a tutte le mamme, 

Ivy

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