La mia maratona di Berlino

Una mattina di luglio, mi sveglio come al solito all’alba e mentre indosso le scarpe da running, penso che per riprendermi dalla delusione subita, l’unica cosa da fare è fissare un obiettivo a settembre.

Mentre corro sul Naviglio Pavese e vedo l’alba nascere, mi viene in mente quante volte ho desiderato correre la maratona di Berlino.

Appena varcata la porta mi iscrivo subito!

Dopo due ritiri, ho bisogno di un nuovo sogno da realizzare.

Gli allenamenti sono stati durissimi, non tanto per il caldo estivo ma per la solitudine. E’ vero che la testa in questo modo si allena a sopportare la fatica e si diventa più resilienti, però in alcuni momenti ho pensato di mollare. Per fortuna ad agosto alcuni allenamenti li ho fatti con Filippo. A dir la verità per modo di dire: solo il riscaldamento, poi lui scappava via e lo vedevo allontanarsi.

Quanto è importante la testa nella preparazione della maratona? Tantissimo! Bisogna sempre tenere alta la motivazione, visualizzando in continuazione la meta. Ricordo per esempio che i 34 km corsi al Parco di Monza da sola, mi sono serviti per aumentare la mia consapevolezza che potevo farcela, che potevo arrivare fino alla fine con il sorriso.

Parto il venerdì sera con Filo, è il regalo dei suoi diciotto anni. Arriviamo la sera tardi, ma appena arrivata in albergo inizio subito a respirare aria da gara.

Il ritiro del pettorale è lungo: una fila per mostrare l’iscrizione, una per il green pass e una per mettere il braccialetto che ti permette di poter accedere alla griglia di partenza.

Tutto perfettamente organizzato. Fin da subito mi sento completamente al sicuro. Foto di rito con il numero di pettorale, acquisto della maglietta ufficiale…e pronti via a mangiare carboidrati. Con Filo facciamo un piccolo giro nei dintorni dell’albergo, poi in stanza per riposare. Come mi disse tanto tempo fa il mio amico Alessandro Pelle, il pomeriggio antecedente la maratona le gambe devono stare in alto, quindi eseguo questo rito, aggiungendoci un sonnellino.

La preparazione dell’abbigliamento richiede un’attenzione morbosa. Scegliere ogni indumento è essenziale. Decido di correre in canottiera, le previsioni sono ottime, temperatura alta. La notte passa tranquilla, mi sveglio alle sei per la consueta attivazione di venti minuti e qualche allungo. Doccia, colazione, un bacio a Filo mentre dorme e si parte. Sono felice, non vedo l’ora di correre.

Energia a 1000, sensazioni ottime.

Appena si arriva alla porta di Brandeburgo, vicino alla partenza, mi tremano le gambe, che emozione! Tantissime persone da tutto il mondo, Anche se tutti indossiamo la mascherina percepisci dagli sguardi, quanto siano felici di poter partecipare finalmente ad una gara internazionale. Alla partenza ho gli occhi pieni di lacrime.

Scherzo in inglese con i miei vicini, ultimi incitamenti, fino al colpo della pistola esattamente alle 9,15. Primi 30 metri camminando poi sento i muscoli gonfiarsi. Iniziano i miei 42 km e 197 metri. Micro obiettivi di 5 km. Mi sento bene, ho buone sensazioni. Berlino è meravigliosa, si corre lungo i viali ampi e alberati. Temperatura ideale. I primi 21 km scorrono veloci, senza molta fatica. Il ritmo è regolare.

Ogni angolo della strada ti sorprende con band, musica e brevi spettacoli. Al trentesimo km decido di aumentare leggermente, ne mancano solo 12, posso farcela. Non ho crisi, un piede davanti all’altro ascoltando il mio respiro. Lungo il percorso Filippo mi esalta tantissimo. Lo trovo anche alla fine del 40esimo km, ci guardiamo un attimo, giusto il tempo di mandarmi una forza incredibile, aumento ancora il passo, ancora e ancora.

Ultimi 200 metri la folla esulta, urlando il mio nome: “GO Ivana Go”. In tutto il percorso uno dei motori che mi ha spinto avanti sono state le persone, il loro tifo, il loro calore. Stavo bene, ero in forma ma hanno contribuito a rendere questa Maratona stupenda e indimenticabile, più di una volta mi sono scese le lacrime dalla gioia.

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