Laus Half Marathon. Che bella giornata!

Passo dopo passo si sta avvicinando il mio rientro nel circuito delle maratone e, passato qualche giorno di estremo riposo dopo la Run Everesting, sono tornata a macinare chilometri in vista della maratona che si terrà il 24 novembre a Firenze. Gli allenamenti sono un toccasana, ma quale migliore occasione per testare la mia condizione fisica se non correre alla Laus Half Marathon di Lodi, dove ho avuto il piacere di partecipare in veste di madrina – domenica 27 ottobre – grazie all’invito di Paola Cantoni, insieme al “Gruppo podisti San Bernardo Lodi”, con il presidente Silvio Furiosi, il vice-presidente Giuseppe Ferra Zuffetti e Gianpaolo Sangalli, i quali desidero ringraziare ancora una volta per l’attenzione e la disponibilità manifestata nei miei confronti. 

Un atleta conosce bene la differenza che intercorre tra la dimensione dell’allenamento e quella della gara. Due dimensioni apparentemente lontane l’una dall’altra, ma indispensabili nella loro conseguente connessione. Per questo la mezza maratona di Lodi ha rappresentato la soluzione migliore per continuare ad allenarsi inserendo alcuni elementi che solo la gara può regalarti. 

Il pettorale consegnato e indossato prima della partenza, quel brivido che sale dalle gambe fino alla testa e l’adrenalina che si irradia in tutte le terminazioni nervose del corpo; osservare tutti i partecipanti in trepidante attesa del via della gara. Questa miscela di emozioni sembra già esplosiva prima della partenza, ma è proprio questa la grande differenza tra un allenamento qualunque e il sapore di una gara vera e propria. 

Giri lo sguardo e incroci tanti volti intorpiditi dall’aria frizzante di una mattina di fine autunno, i muscoli tirati dallo stretching per scacciare quella fiacchezza muscolare che ci si porta dietro dalla notte spesa in confortanti lenzuola e comodi cuscini. 

Come madrina mi ritrovo insieme al gruppo delle atlete che si sono iscritte non solo per partecipare, ma anche per vincere questa gara. Prima di partire vengo chiamata al microfono dal presentatore della gara, Silvio Amodeo, per scambiare qualche battuta. Ciò, mi distrae solo per un attimo dal mio obiettivo, perchè poco dopo sono già al mio posto, pronta per partire. 

Erano due anni che non partecipavo ad una mezza maratona come questa; l’infortunio, il lavoro e la preparazione per la mia ultima impresa non mi hanno permesso di tornare a calcare questi percorsi per tutto questo tempo. Ora, però, quel che conta è che ci sono e mi sento pronta. 

Il timore di una giornata storta mi aveva un pò destabilizzato prima del via, ma dopo qualche chilometro ho capito subito che la scelta di partecipare a questa competizione si era rivelata corretta. Man mano che  la gara andava avanti le sensazioni diventavano sempre migliori, la mia corsa era fluida e tutto ciò mi ha regalato una grande fiducia per tutto il percorso. 

Vi confesso che non è stata una passeggiata, perchè il tracciato era ricco di sali scendi e, infatti, si è dimostrato un test molto allenante in vista della maratona di Firenze. 

La città di Lodi mi ha sorpreso per la sua bellezza e anche per la sua magnifica accoglienza. L’affetto, la vicinanza degli organizzatori e il clima disteso e positivo mi hanno permesso di sentirmi a casa, quasi come se fossi in famiglia. Alla vigilia di una settimana come quella appena passata è stato molto importante per me percepire questa sensazione di calore e vicinanza. Infatti, tutto ciò, mi ha aiutato a scacciare i demoni del passato che in questo periodo dell’anno riaffiorano inconsapevolmente dai cassetti più profondi e oscuri della mia memoria. 

Il sapore della provincia è diverso da quello a cui sono abituata da anni. Al mattino, si riescono ancora a percepire quei profumi che appartengono di diritto a quel passato che vedeva protagoniste enormi distese di prati coltivati e cascine operose, dove la domenica mattina l’aroma di caffè e di latte caldo si mischia al tipico odore della pianura padana, ancora legata all’imprenditoria agricola. Quando ci sono queste atmosfere, si tratta di correre cercando di fare proprio ogni metro percorso, mettendo un piede davanti all’altro seguendo con lo sguardo quella linea all’orizzonte che prima o poi si tramuterà nell’arco del traguardo.

Lo vedo. La linea ha preso forma e, mentre i miei piedi calpestano il tappeto blu srotolato sugli ultimi duecento metri del percorso, si unisce a me Paola, la quale mi accompagna di corsa verso l’arrivo, che sancisce la fine del mio test domenicale.

Un passo in più verso la prossima maratona. 

Firenze, arrivo!

Ivy

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